I fatti di Casignana by Mario La Cava

I fatti di Casignana by Mario La Cava

autore:Mario La Cava [Cava, Mario La]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2019-01-28T23:00:00+00:00


24.

Sul mezzogiorno, Nino Di Giorgio si presentò davanti a don Luigi, col suo eterno fucile a tracolla che pareva se lo coricasse anche nel letto. «Buona giornata, cavaliere!» disse.

Era un saluto e pareva anche una certezza. Don Luigi lo guardò interrogativamente. Poi gli disse: «Siediti!» Nino Di Giorgio si sedette davanti a lui, allargando le gambe con una compiacenza della quale don Luigi non si risentiva, tanto riteneva di dovergli essere obbligato per i buoni uffici che riceveva. Del resto Nino Di Giorgio non era suo dipendente; ma valeva di più dei suoi dipendenti per scaltrezza, fedeltà e decisione. Nino Di Giorgio lo sapeva; e sotto i suoi baffetti neri aveva un risolino col quale colorava indistintamente tutti i suoi pensieri. Quel risolino oggi significava: «Tutto va secondo i piani prestabiliti!»

«Che fanno?» chiese don Luigi. Si riferiva con tali parole sempre ai suoi nemici. Ma intendeva essere ragguagliato anche sulla risposta ch’era in atto contro di loro. Nino Di Giorgio rispose dunque su questo punto. Era di poche parole, e don Luigi lo sapeva.

Nino Di Giorgio disse: «Scoraggio ogni giorno Cupido, Gattella e Callipari a non andare armati: “Che ci guadagnate? Vi fareste pescare dai carabinieri”…»

«Vogliono darsi l’aria di proteggere i contadini...»

«Appunto! Ma io dico ai contadini: “Guardatevi dal trovarvi al loro seguito... Sbarazzatevi di loro... Sono un pericolo per voi”...»

«Non li lasciano...»

«Però li spavento...»

«Ma non pensano di lasciare la Foresta e inginocchiarsi ai miei piedi...»

«Cavaliere, volete troppo! Il medico Zanco e il brigadiere Colombo li tengono in pugno... Aspettate che venga dal prefetto l’ordine di sgomberare...»

«Hanno mietuto il grano, ora fanno il ben di Dio con gli ortaggi...»

«Non sono andati grassi col grano. L’alluvione aveva fatto giustizia...»

«Ed i danni che ho avuti io, vi pare che siano stati pochi? Per noi il governo non pensa; per i morti di fame, sì...»

«Non ha pensato nemmeno per loro...»

«Intanto finisce l’estate, ed essi restano al posto di prima. Più stanno e più si affezionano alle terre. Crederanno di averle avute in eredità. Immaginate che vergogna!»

«Cavaliere, io vado in giro, so più di voi che state in casa. Si illudono, tutti, dal medico Zanco all’ultima vecchietta che va a raccogliere i rami secchi per il fuoco, senza dovere chiedere il permesso a nessuno. Si sveglieranno in una volta: quando il prefetto darà l’ordine di sgomberare ed essi non si troveranno in grado di fronteggiare le nostre forze. Abbiamo con noi ottimi elementi. Giorgio si prodiga, quanto nessuno dei vostri figliuoli...»

Nino Di Giorgio chiamava senza l’appellativo del “don”, Giorgio Nicota, il più bravo dei figli di don Luigi, nel tirare alla pistola; don Luigi non se ne risentiva. Aveva legittimato i figli, ma non li aveva elevati per niente di fronte a se stesso: erano sempre figli di Teresa.

«Giorgio ha con sé i macellai della zona, lo sapete, gli vogliono bene; ed egli li ha forniti di rivoltella, per difesa... Dice che farà con loro il partito; quando, non sappiamo. Non si è in città, per quanto i fratelli lo aiutino... Ognuno si trae indietro.



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